
Dal 26/2 al 30/4/2023
fON Art Gallery - Four Points by Sheraton Catania
It's all my fault
Da un'idea di Ryan Mendoza e Ornella Laneri
A cura di Gianluca Collica


Al Four Points by Sheraton Catania la prima estensione al mondo di una stanza d’albergo in una meta-room d’artista. Per la prima volta, chi soggiornerà nella meta-room 251 di Ryan Mendoza potrà compiere un viaggio phygital, “fisico” in una stanza d’albergo vera e propria disegnata dall’autore statunitense, e “digitale” insieme, perché indossando sul posto un visore dedicato potrà muoversi in VR proprio nella stanza dove Mendoza ha compiuto la sua residenza d’artista nel 2021. L’utente potrà così, tra quelle mura, assistere al making off del nuovo ciclo fotografico di Ryan Mendoza dal titolo “it’s all my fault”, in mostra alla fOn Art Gallery. La mostra del nuovo ciclo fotografico di Ryan Mendoza è il risultato della residenza dell’artista al Four Points by Sheraton Catania. Diciotto fotografie inedite nella fOn Art Gallery fino al 30 aprile 2023. Un progetto che documenta un Ryan Mendoza fragile, dubbioso e impaurito da un mondo incapace di proteggere quanto di buono accoglie.


Durante la sua residenza pendolare in hotel, fra demolizioni, segni, visioni, performance di modelle e suggestioni, Mendoza ha prodotto una serie di opere site specific che hanno fatto parte della mostra “It’s all my fault”. Su una parete della camera si svela immediatamente all' ospite uno scatto dal titolo “Bed of roses”, mentre il pattern della carta da parati è una riproduzione grafica di un dipinto dell’artista. L'ospite, una volta indossato il visore che l
trova in camera, diviene una sorta di voyeur nell’atto di spiare l’artista durante il set fotografico, immerigendosi in un ambiente surreale. Una porzione di parete decorticata recita lo slogan: It’s all my fault”. Un’ammissione di colpa o una dichiarazione di innocenza? Visioni allucinate di un mondo parallelo, scene in cui si manifesta “il desiderio” guidato da suggestioni personali piuttosto che da regole sociali. Tuffandosi al di là della griglia spaziale, si torna alla realtà. Un cortocircuito che stuzzica e invita a riflessioni su come appariamo e su come intimamente siamo, lasciando all'ospite interrogativi inquietanti sulle mete fondanti di una nuova etica sociale.


La rispettabilmente oltraggiosa arte di Mendoza
di Gianluca Collica, curatore della mostra
È comunque difficile, per chi osserva le opere dell’artista americano, naturalizzato siciliano, accontentarsi di una lettura in superficie. L’arte di Mendoza è un fastidiosissimo Jeb sinistro che il pugile assesta sapientemente sul volto del rivale, in generale si muove tra una pittura sapiente e “rispettabilmente oltraggiosa”, e una fotografia “amatoriale” che nell’errore e imperfezione presenta spazi di riflessione che arricchiscono il nostro immaginario sensibile e critico. Mendoza in questa occasione si è mosso verso una fotografia la cui composizione propone visioni allucinate di un mondo parallelo, scene in cui si manifesta “il desiderio” guidato dai valori personali piuttosto che da regole sociali. Sembra raccontare di comparse, di anime condannate a vivere in un mondo sospeso tra la spazialità illusoria del metaverso e la fisicità delle proprie passioni naturali, oggi, comunque, sempre più mortificate da un vivere che esaurisce ogni possibile e intima riflessione, a favore dei riti collettivi e impersonali tanto in voga. Eppure di fronte ad una cromia accesa e alle pose provocanti, la rappresentazione esplicita e pornografica rimane ben distante dalle intenzioni dell’artista che guarda come se fosse al di qua di uno schermo che lo protegge e scagiona. La presenza discreta di “Minecraft” ricorda la messa in scena dell’immaginario di un bambino che procede tra l’innocenza infantile e le fantasie di un viaggio verso un ignoto conturbante e pieno di sorprese.





























