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Dal 30 settembre al 14 ottobre 2025

fOn Art Gallery
Via Antonello da Messina 45 Acicastello

MIRACOLO

Daniela Ortiz

Daniela Ortiz, vincitrice del Premio OELLE – Mediterraneo Antico, nell'ambito di ARTISSIMA  2024, presenta Miracolo, una mostra nata dalla residenza artistica in Sicilia promossa dalla Fondazione. Ispirandosi alla tradizione degli ex voto del Santuario dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino a Trecastagni, Ortiz crea un racconto visivo di grande attualità che attraversa la resistenza anticoloniale e l’antifascismo storico arriva all'attuale dramma della popolazione palestinese. Le opere, tra pittura, video e scultura, riscrivono le narrazioni ufficiali, trasformando i simboli di oppressione in strumenti di liberazione. Le opere raccolgono episodi storici di resistenza contro l’occupazione coloniale italiana in Africa tra gli anni ’20 e il ’45 — dalla vittoria etiope ad Anchem alla resistenza di Kufra, fino alle battaglie in Eritrea, Somalia e Libia — per far emergere un’altra storia rispetto alle versioni ufficiali che spesso ignorano le lotte locali. Parallelamente Ortiz intreccia queste memorie con la situazione palestinese contemporanea, mostrando come il presente richiami le resistenze di ieri.

"Daniela Ortiz ha - afferma Ornella Laneri, presidente della Fondazione OELLE - la capacità rara di decifrare artisticamente gli eventi della politica mondiale: al termine della sua residenza in Sicilia ha reinterpretato  gli ex-voto unendoli in un fil rouge che ha generato un progetto -“ Miracolo” - che  rappresenta per la fondazione una parte importante del suo percorso evolutivo legato alla contaminazione artistica

 

Miracolo è un invito alla riflessione: un richiamo a non accettare le storie che ci sono state raccontate, ma a interrogarle, a restituire voce alle memorie soppresse, a trasformare la rappresentazione in azione. Le immagini votive che Ortiz propone mettono in gioco la memoria storica, ma anche la responsabilità del presente e la possibilità di costruire narrazioni alternative.

 

Una parte centrale della mostra è una scultura unita a un video che documenta la trasformazione di un’arma fascista in una falce: metafora potente del rovesciamento di senso, da strumento di oppressione a simbolo di lavoro, cura e liberazione. 

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