“Sine Die”
Che sottintende, ironicamente, potrebbe non finire mai.
“Sine Die”, avvolge come una nuvola, lo stato vitale di tutti noi poveri diavoli che sino a ieri roteavano come matti, profondamente convinti che le accelerazioni quotidiane potessero fermare il Tempo, come dei Super eroi. Improvvisamente come in un film dell’orrore, re e regine, poveri e ricchi, devono fare i conti con l’imponderabile, quel fastidioso, odioso e impenetrabile stato dell’essere, che tutto rimette in discussione, la paura ci pervade e ciò che fino a ieri era certezza, ora diviene, dramma collettivo. Il Tempo indeterminato nell’era del Corona Virus, assume una connotazione esilarante: diventa pop.
ll Tempo di tutti, un tempo dilatato e spaventoso che obbliga tutti a rivedere ruoli e funzioni degli esseri umani, tutti trascinati dal ritmo dell’informazione/bollettino di guerra asfissiante, che pervade le nostre giornate. La comunità è immersa in una bolla afasica, e passiamo da uno stato liquido ad uno stato gassoso, alla ricerca di un avvistamento, un nemico invisibile, scivoloso e non previsto.
Televisioni, computer, smartphone urlano nelle case e i sacerdoti dello schermo, soldati disarmati, provano disperatamente a creare un ritmo, una liturgia, a definire la storia. Martella incessante un forte richiamo all’unità, ma è troppo tardi poiché l’unità si conquista in tempo di pace. Facciamo il pane e bolliamo l’acqua, come se bastasse per farci perdonare, dalla rivoluzione postindustriale in poi, secoli di idiozia e di distruzione del pianeta.E’ il tempo della narrazione virtuale e ognuno di noi vive la guerra per